Presentazione
Norberto Bobbio, Prefazione, in Energie Nove, Bottega d’Erasmo, Torino 1976 pg. VII-XIV
Quando apparve il primo numero di “Energie nove” – I-15 novembre 1918 –
Il primo numero si apre con un articolo di Balbino Giuliano, che era stato di Gobetti e di alcuni collaboratori che questi attirerà alla rivista, professore di filosofia al liceo , e di cui Piero aveva letto in quei mesi, postillandoli, com’era suo costume, due libri, usciti entrambi nel 1916, Il valore degli ideali e Il primato di un popolo (Fiche e Gioberti). All’articolo di Giuliano segue un breve commento del direttore – il primo scritto edito di Gobetti – ove il tema degli scopi della rivista è ripreso super giù con le stesse parole della lettera citata: “Noi vorremmo portare una fresca onda di spiritualità nella gretta cultura d’oggi, suscitare movimenti nuovi d’idee, recare alla società, alla patria le aspirazioni e il pensiero nostro di giovani, mentre altri offre il sangue e mentre ci apprestiamo a offrirlo anche a noi”. Da queste parole risulta che la rivista era stata preparata quando la guerra era ancora in corso. Ma esce proprio nei giorni della fine della guerra e della vittoria. In calce all’ultima pagina, infatti, il direttore annota: “Al momento di andare in macchina giunge la notizia dell’occupazione di Trento e Trieste. Viva l’Italia”.
Gobetti non è soltanto il direttore unico della rivista – solo nei primi due numeri,
rispettivamente del I-15 novembre e
del 15 – 30 novembre, compaiono accanto al suo nome come “membri di redazione”
La serie degli articoli di fondo gobettiani ( I, n.4,
Commenti e Giustificazioni,
pp. 49-51; n.5,
La società delle nazioni, pp. 65-67; n. 6,
Il problema dei problemi,
p. 81) è interrotta dal posto d’onore riservata al maestro che con Salvemini ha
esercitato il maggior influsso sulla sua formazione, Luigi Salvemini, Luigi Einaudi
(Aiutare i fratelli!, n. 7-8, pp. 97-99),
cui deve il sentirsi partecipe, sin dalle prime battute, della grande tradizione
liberale. Ad Angelo Tasca che esprime l’esigenza
che le questioni siano trattate
e risolte senza pregiudizi, risponde: “E anche noi crediamo a questa esigenza e lavoriamo per attuarla nella corrente
del pensiero liberale (in senso ampio) che ci pare il più sano da Cavour a G. Fortunato
e a G. Salvemini. Il quale pensiero liberale importa insieme il saggio consiglio
e la saggia politica delle questioni concrete” (I, p. 147). In uno dei numeri speciali
dedicati alla critica del marxismo e del socialismo (solo più tardi, quando avrà
attraversato l’esperienza de “L’ordine nuovo”, Gobetti cercherà di sceverare l’atteggiamento
positivo di fronte al marxismo da quello persistentemente negativo di fronte al
socialismo), spiega: “Questo numero è stato pensato e scritto come critica della
filosofia di Marx e del socialismo dal punto di vista liberale” (II, p. 76). La
rivista non reca alcun sottotitolo, ma nel biglietto da visita che Gobetti si è
fatto stampare per sbrigare la corrispondenza della rivista
ha fatto scrivere: Piero Gobetti/ Direttore di Energie Nove/ Rivista del
pensiero liberale. Torino/ via XX Settembre
Più ampi, più intensi, più impegnativi, e anche più originali, gli articoli di fondo con cui ha inizio la seconda serie della rivista. Sono i primi veri e propri. Saggi di pensiero politico scritti da Gobetti : La nostra fede (n. I, 5maggio 1919, pp.I-8) e Verso una realtà politica concreta (n. 2, 20 maggio 1919, pp. 33 -37). Dell’importanza che egli annette al primo articolo è prova il fatto che lo trasforma in un libretto di 23 pagine che con il titolo I partiti e la realtà nella vita politica esce nella collana di opuscoli di “Vita”, rivista giovanile fiorentina, organo della “Lega latina della gioventù”, diretta dal coetaneo Jean Luchaire, che ha un suo centro di diffusione anche a Torino. Nell’ultima pagina della copertina si legge un avviso pubblicitario così concepito: “Energie Nove”: esce da due anni in Torino (via XX settembre 60). E’ diretta da Piero Gobetti e redatta da un gruppo di giovani scrittori secondo un piano organico e con unità di indirizzo: si occupa di problemi filosofici, politici, letterari. Come giudicano “Energie nove”: G. Salvemini [segue una parte del giudizio già riportato]; B. Croce: “Mi è molto piaciuta per la serietà di pensiero e di propositi che vi si affermano”; G, Prezzolini: “Sento vibrare nella loro rivista gli stessi sentimenti che ci avvicinarono quando fondammo La voce ma ravvisati dalla grande prova della guerra”. Nella seconda serie appaiono ancora due articoli di fondo decisivi per chi voglia farsi un’idea della strada che Gobetti percorre verso la piena adesione al programma “unitario” di Salvemini: Giolitti, giolittismo e antigiolittismo ( n.5, 5 luglio 1919, pp. 93-95) e Frammenti di estetismo politico (n. 10, 30 novembre 1919). Soprattutto quest’ultimo spicca su tutti gli altri non soltanto per il contenuto – contiene infatti in alcune pagine serrate un primo tentativo di dare giustificazione storica alla rivoluzione russa contro l’antibolscevismo di maniera dei conservatori e dei riformisti – , ma anche per quel modo di scrivere a colpi di frusta che costituirà la caratteristica dello stile gobettiano ( di colui che non a caso adotterà in uno degli ultimi scritti prima di morire lo pseudonimo Diogene Mastigaforo, che sta per mastigòforo = portatore di frusta).
Il giovane direttore di “Energie nove” ha raggiunto ormai la piena maturità, quando è prossimo il momento in cui improvvisamente il mese successivo decide di sospendere la pubblicazione della rivista, giudicata forse, rispetto alla raggiunta maturità, ancor troppo immatura.
La raccolta completa di “Energie nove” è composta come si è detto, di due serie:
la prima costituita di nove fascicoli (di cui uno, del I -28 febbraio 1919, doppio),
numerati dall’uno la dieci, il primo datato I-15 novembre 1918, l’ultimo 15-31 marzo
1919; la seconda, di dodici fascicoli, numerati dall’uno al dodici, di cui il primo
è datato 5 maggio 1919, l’ultimo 12 febbraio 1920. Tra la prima e la seconda serie
corre l’interruzione di poco più di un mese . Manca il numero di aprile. “Ci fermiamo
per un mesetto per mettere a posto le cose”, scrive Gobetti sotto il titolo
Continuando nel fascicolo del 15-31 marzo. In realtà l’interruzione è dovuta
all’aver Gobetti partecipato durante il mese di aprile al primo convegno dei gruppi
d’azione degli Amici dell’”Unità”, che si svolge a Firenze dal 17 al 19 aprile,
e da cui nasce
Sempre sulle orme di Salvemini Gobetti dibatté appassionatamente il problema scolastico cui dedicò due numeri unici della rivista (il IX ed ultimo della prima serie, I-15 marzo 1919, pp. 121-152, e il nono della seconda serie, 31 ottobre 1919, pp. 173- 204), e una serie di articoli su Il problema della scuola (I, n. 9, Il liceo, pp. 121.127; I, n.10, Il ginnasio, p.138-140; II, n. I, pp. 12-13), nonché varie recensioni.
Il secondo numero unico, cui collaborarono Ernesto Codignola, Giovanni Gentile, Manara Valgimigli, Francesco Severi, Antonio Garbasso, Luigi Galante, vuole essere non soltanto l’occasione per un dibattito fra gente del mestiere ma anche l’inizio di un’azione pratica, di una battaglia per la riforma della scuola. Nella premessa al fascicolo scrive: “Oltre che discussione teorica di problemi pedagogici ed esame di soluzioni questo fascicolo vuole essere un tentativo e voce di richiamo per una più viva organizzazione pratica di forze realizzatrici […]. Perciò d’accordo coi gruppi più sani di forze educative nazionali abbiamo deciso di preparare e fondare un’organizzazione attiva che coordinando le precedenti iniziative si proponga lo scopo preciso di imporre al paese e al governo le idee essenziali della riforma, nel più breve tempo possibile”. Nell’ultimo numero della rivista (12 febbraio 1920) Gobetti pubblica l’Appello per un Fascio di educazione nazionale di Ernesto Codignola, del cui comitato promotore fanno parte, oltre Codignola, lo stesso Gobetti insieme con autorevoli rappresentanti del mondo della cultura, da Gentile a Varisco, da Anile a Valgimigli, da Giovanni Ferretti a Lombardo-Radice. Quindi annuncia che si è costituita preso la redazione della rivista la sezione torinese, cui hanno aderito Dario Ascoli, Domenico Bulferetti, Davide Jona, Mario Attilio Levi, Giuseppe Manfredini, Ada e Maria Marchesini, Mario Mauro, Ada Prospero, Edoardo Ravera, Edmondo Rho, Natalino Spegno, Angelo Zilli. Oltre “Energie nove”, organi di questo fascio sono “L’educazione nazionale”, “La nostra scuola” e “Volontà”. Ma, come si è detto, la rivista è ormai morente, e anche questo appello rimane senza risposta.
“Energie nove” serbano le tracce di un’altra attività di Piero Gobetti nei primi
due anni della sua milizia letteraria: le traduzioni dal russo. Il fascicolo n. 7 della seconda serie, che è un fascicolo
estivo (agosto 1919), è composto esclusivamente dalla traduzione di una novella
di Andreev,
L’angioletto (pp. 141-148). Nel fascicolo successivo ( 30 settembre 1919)
appare una nota su Leonida Andreiev in Italia
(pp. 166-168). Con una novella ancora di Andreev,
L’Abisso, Gobetti dà vita ad una nuova iniziativa editoriale, destinata a
non aver seguito, pubblicando la novella come n. 1 (cui conseguirà mai il n. 2)
di una “Biblioteca Energie nove”, Collana d’arte, in un opuscolo di 25 pagine dedicato
a R. Gutmann Poliedro. Nello stesso anno esce presso la “Biblioteca universale Sonzogno”
una raccolta di tre novelle di Andreev (intitolata
Figlio dell’uomo e altre novelle, tradotte direttamente dal rassoda Piero
Gobetti ed Ada Prospero con uno studio dell’autore), dedicata a Maria, da e Nella
Marchesini, con “l’affetto che lega il comune fervore di lavoro”. Quando ormai l’esperimento
di “Energie nove” è esaurito, apparirà la traduzione di
Allez! di A.J. Cuprin, presso la casa editrice “La voce”, con una nota critica
del traduttore (pp. 107-109), recante la data “novembre
Dopo aver annunciato nel n. 11 della seconda serie (20 dicembre 1919) un denso e
ambizioso programma Per il 1920 (II,
n. 225.226), che prevede un gruppo di studi storici, discussioni su problemi attuali,
rassegne periodiche nei vari campi della cultura, nel n. 12 che esce soltanto nel
febbraio del 1920, Gobetti avverte improvvisamente, con un breve articolo di fondo,
intitolato Intermezzo, che la pubblicazione
della rivista è sospesa: “Un po’ di silenzio onesto, di laboriosità fattiva: ecco
l’intermezzo. Tra qualche mese la ripresa più feconda e più vasta “ (p. 245). In
realtà non si tratta di un intermezzo. La rivista non sarà mai più ripresa; passeranno
due anni prima che appaia, il 12 febbraio 1922, il primo fascicolo di “La rivoluzione
liberale”. Chi voglia capire la ragione della rinuncia alla continuazione della
rivista giovanile dovrà andarsi a rileggere l’articolo apparso nel novembre 1920
su “L’educazione nazionale”, La rivoluzione
italiana, che reca per sottotitolo Discorso
ai collaboratori di “Energie nove”. L’articolo, che appare come una palinodia
e insieme come l’espressione di un nuovo impegno, comincia con queste parole: “Le
prime esperienze di studi politici ci hanno indotti a constatare il fallimento ideale
dell’Italia”. Condannati il liberalismo, il socialismo, il cattolicismo, Gobetti
riconosce “il valore nazionale del movimento operaio”. E commenta: “Questa è la
nostra idea nuova. Forse di questa affermazione potrà vivere lo stato italiano”.
In un brano autobiografico di qualche anno più tardi (che fa parte del saggio I
miei conti con l’idealismo attuale, in “La rivoluzione liberale”, II, n.
2, 18 gennaio1923) Gobetti scrive: “Nel 1920 io interruppi le “Energie nove” perché
sentivo bisogno di maggior raccoglimento e pensavo una elaborazione politica assolutamente
nuova, le cui linee mi apparvero di fatto nel settembre al tempo dell’occupazione
delle fabbriche”. Ma non ripudiò mai il passato. In uno dei primi volumi pubblicati
dalla casa editrice che egli fonderà nel marzo del 1923, la raccolta dei suoi saggi
Dal bolscevismo al fascismo, in un avviso
pubblicitario, rendendo nota l’esistenza di alcune copie della collezione completa
di “Energie nove”, così la definisce: “È la prima espressione del movimento e delle
idee da cui nacque
Norberto Bobbio